Nei pressi della costa meridionale di Santorini, in Grecia, a 12 km dal capoluogo Fira, si trova
la Città Preistorica di Akrotiri (Prehistoric Town of Akrotiri) [Ακρωτήρι Προϊστορική Πόλη], la più interessante attrazione dell'isola nonché uno dei più importanti siti archeologici della Grecia. Il nome di questa antica città minoica è ignoto: il nome Akrotiri deriva, infatti, dall'omonimo vicino moderno villaggio.
L'importanza del sito di Akrotiri risiede nel fatto che quanto oggi si può ammirare risulta in ottimo stato di conservazione a differenza di molti altri siti archeologici. Akrotiri fu infatti completamente sommersa da uno strato di cenere e pomice di oltre 30 metri susseguente all'eruzione del 1627 a.C.
Molti chiamano Akrotiri la "Pompei greca" per le analoghe modalità di distruzione con l'antica città d'epoca romana situata a circa 25 km da Napoli.
Nel 2005, l'audace copertura creata per proteggere il sito cedette provocando la morte di un turista britannico. Il Ministro della Cultura del Governo Greco ordinò l'immediata chiusura del sito. Dopo i lavori di messa in sicurezza
il sito di Akrotiri fu riaperto l'11 aprile 2012. Oggi l'allestimento è di gran pregio: una copertura di vetro e legno, sicura ed elegante, oltre ad dare la possibilità di visitare il sito all'ombra, consente di conservare le rovine della città in modo più sicuro e accurato. Si cammina tra i resti archeologici grazie a una serie di passerelle che offrono ottimi punto di osservazione.
Il sito archeologico dell'Città Preistorica di Aktrotiri (+30-2286081366) è aperto tutti i giorni, eccetto il lunedì, dalle 10.00 alle 17.00. Il biglietto costa €5. Si trova qualche chilometro a sud del paese di Akrotiri, lungo la strada che conduce a
Red Beach, la più famosa spiaggia di Santorini.
La scoperta del sito di Akrotiri
I primi resti dell'area archeologica di Akrotiri furono scoperti per caso nel 1866 da alcuni minatori che lavoravano nelle cave della zona durante i lavori di costruzione del Canale di Suez, in Egitto. Al principio, pochi mostrarono interesse per questa scoperta. Alcuni vulcanologi e storici francesi iniziarono a scavare portando alla luce qualche reperto, ma non erano in grado di comprendere cosa avevano rinvenuto e a quale epoca potessero appartenere.
Fu necessario attendere quasi un secolo, nel 1967, perché fosse organizzata una serie sistematica di lavori di scavo dell'intera area di Akrotiri grazie all'
archeologo greco Spyridon Marinatos che sperava di dimostrare le sue teorie, pubblicate nel 1939 (
The volcanic destruction of the Minoan Crete, in Antiquity), secondo cui l'eruzione del vulcano di Thira fu la causa del declino e della conseguente scomparsa della civiltà minoica. Inoltre, Marinatos era convinto che Santorini fosse la mitica Atlantide di cui parlavano molti storici, tra cui Platone.
L'area archeologica di Akrotiri
L'insediamento più antico risale alla seconda fase del periodo proto-cicladico (III millennio a.C.). La città scoperta da Marinatos risale a un periodo successivo, il Medio Cicladico (XX e il XVII sec. a.C.), quando l'insediamento visse il suo periodo di massima prosperità, diventando una delle principali città portuali del mar Egeo. Fu portato alla luce un complesso tessuto urbano composto di stradine e piazzette molto intricate.
Gli edifici di Akrotiri erano di diversa tipologia e grandezza, avevano due o tre piani, il tetto a terrazza e le finestre di diverse dimensioni. In alcuni casi le facciate dei palazzi erano ricoperte da lastre di pietra ricoperte da incisioni.
L'insediamento urbano era ben organizzato, dotato anche una rete fognaria che correva sotto il manto stradale. Un impianto molto simile a quello presente nei palazzi di Festo e di Cnosso a Creta. Molti locali al pianterreno venivano utilizzati come magazzini per la conservazione delle merci. Erano presenti diversi anche diversi edifici pubblici per attività civili e religiose. Ogni edificio possedeva servizi igienici sia al pianterreno che al primo piano: una serie di condutture di argilla inserite nelle pareti realizzava un sistema di scarico che terminava nella rete fognaria cittadina.
L'edificio più grande si chiama Xeste 4. Ha ben tre piani e decine di stanze. I frammenti di affreschi finora portati alla luce ricoprivano le pareti dove si trovava la scalinata d'ingresso al palazzo. Raffigurano figure maschili che salgono gli scalini come se fossero in processione. Le grandi dimensioni dell’edifico ed alcuni reperti ritrovati al suo interno fanno ipotizzare che doveva trattarsi di un edificio pubblico, nello specifico adibito ad attività di gestione e manutezione della rete stradale e fognaria della cittadina.
All'interno degli edifici
furono ritrovati affreschi, vasi, arredi, e altri oggetti di uso quotidiano, tutto in ottimo stato di conservazione. La presenza di pochissimi gioielli e di altri oggetti preziosi nonché il mancato ritrovamento di corpi pietrificati diversamente dalla città di Pompei avvalora la tesi secondo la quale l'evacuazione della città non fu improvvisa e che, dunque, i suoi oltre 30.000 abitanti non furono sorpresi dall'eruzione del vulcano. In altri termini, quando la città rimase sepolta, era già stata evacuata dalla sua gente, probabilmente esausta e impaurita per le incessanti scosse di terremoto.
Gli affreschi di Akrotiri
Gli affreschi di Akrotiri sono tra i più antichi esempi di pittura muraria presenti in Europa. Gran parte di tali affreschi sono conservati al Museo di Fira Preistorica; altri, invece, si trovano al Museo Archeologico Nazionale di Atene. La ricostruzione fittizia di tutti gli affreschi ritrovati ad Akrotiri sono invece in esposizione presso il museo Santozeum di Fira.
I primi esempi di pittura muraria apparvero a Creta durante la Media Età del Bronzo. I più importanti ritrovamenti ebbero luogo nei siti archeologici dei palazzi di Cnosso e di Festo. Quest'arte si diffuse in tutto il mar Egeo (altri affreschi furono ritrovati in molte altre isole) diventando un'arte popolare e diffondendosi anche sulla penisola greca. Si spense congiuntamente alla fine della civiltà minoica.
Ovviamente, per comprendere totalmente la storia e la bellezza di quest'area archeologica
sarebbe opportuno visitare anche i musei di Fira sopra citati. Alcuni affreschi ritraenti antilopi e scimmie testimoniano l'intensa attività di scambi commerciali che la città intrattenne con l'Egitto. I suoi abitanti, dunque, oltre a essere agricoltori, artigiani, pescatori, allevatori di bestiame erano anche marinai e mercanti. Molti di essi erano originari di Creta, ma non è sicuro che Akrotiri fosse una colonia cretese, ma rappresentò di sicuro un luogo di scambio e di stazionamento.
Tra gli affreschi del sito di Akrotiri ricordiamo l'
affresco dei giovani pugili, gli
affreschi dei pescatori, l'
affresco delle scimmie blu e l'
affresco delle raccoglitrici di zafferano e l'enorme
fregio della flotta.
La visita al sito archeologico di Akrotiri - Santorini